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Giornale di Brescia 4 febbraio 2010
 
CEVO
Che siano meno uno, due o tre, i giorni che mancano alla riapertura della Strada provinciale 84 di Cevo, poco importa. Ciò che interessa ai cittadini della Valsaviore è che a breve si potrà tornare a percorrere, almeno a senso unico alternato, la carreggiata che collega Cevo al fondovalle. I lavori di messa in sicurezza del versante, franato il 7 dicembre, sono a buon punto, tanto che la Provincia ha comunicato ieri che «a partire dalle 17 di venerdì 5 febbraio si tornerà a transitare». Per l’apertura totale si dovranno attendere ancora una quindicina di giorni, il tempo necessario per completare il cantiere, che in queste ore interessa solo un lato della carreggiata e non più il lato roccioso della montagna. Secondo l’assessore provinciale ai Lavori pubblici Mauro Parolini «non ci sono più pericoli e il traffico può quindi tornare alla normalità».
L’annuncio era nell’aria, visto che sabato alle 14.30, in località Valzelli, ci sarà un sopralluogo delle autorità per una prima verifica dei lavori. Il cuore del problema resta la messa in sicurezza completa della zona perché, se anche l’intervento è stato tempestivo e ben fatto – come conferma lo stesso sindaco di Cevo Silvio Citroni – ora restano da reperire i fondi per la sistemazione definitiva. «Il nostro sopralluogo – spiega il parlamentare Davide Caparini – serve a valutare, insieme all’Amministrazione comunale, le possibili soluzioni, che finora tecnici e amministratori non sono riusciti a trovare».
A questo proposito, il geologo Luca Albertelli ha consegnato in Provincia una relazione dettagliata, che analizza la situazione di una zona dove si sono già abbattute tre frane e dove ogni anno si verificano smottamenti. La «agognata» galleria, da molti indicata come la panacea di tutti i mali franosi della Sp 84, potrebbe non rivelarsi tale. «Non è così semplice – dichiara il sindaco Citroni -, perché il versante è davvero pericoloso. Una galleria potrebbe non bastare, ma va fatto qualcos’altro per bloccare quei volumi. Il nodo, però, restano le risorse». Una speranza, in questo senso, potrebbe arrivare dall’ordine del giorno presentato alla Camera il 16 dicembre da Caparini, che «impegna il Governo a valutare la necessità della messa in sicurezza delle zone della Valcamonica colpite da eventi calamitosi». I fondi potrebbero quindi essere messi a disposizione della Regione dal Governo, per la cura delle fragilità più profonde della Valle.g. moss.