Seleziona una pagina
Il sussidiario.net
 

Tra pochi giorni potremo finalmente conoscere il destino di uno dei più importanti stabilimenti italiani di Fiat nonché di uno dei principali siti industriali italiani. Nell’incontro di ieri tra sindacati e Fiat si è deciso di indire un referendum tra gli operai dello stabilimento di Pomigliano D’Arco che deciderà se approvare o meno l’accordo sottoscritto tra Fiat stessa e quattro sindacati (Fim, Uilm, Fismic e Ugl). Martedì 22 giugno sapremo quindi se Fiat potrà portare avanti il piano di rilancio del sito o se la Fiom avrà abbastanza consensi tra gli operai per bloccarlo.

Giorni e giorni di polemiche, dichiarazioni e slogan hanno alzato un tale polverone che rintracciare i fatti è diventata un’impresa ardua. Mettere in ordine dati e numeri è quanto mai necessario per capire come mai la vicenda è salita via via nella graduatoria delle notizie, fino a occupare le prime pagine dei giornali. A Pomigliano lavorano circa 5.200 operai sui 22.000 occupati italiani di Fiat.

Una fabbrica di oltre 5000 operai in una regione che di certo non vanta il tessuto produttivo più importante d’Italia è già di per sé molto difficilmente sostituibile; contando l’indotto non è difficile immaginare che la sua chiusura sarebbe una tragedia per migliaia e migliaia di famiglie in una regione in cui trovare lavoro è per mille motivi complicato. Se questa è la situazione bisogna fare un minimo sforzo per capire se si è di fronte a un’azienda totalmente insensibile alle istanze sociali o se ci sono altri fatti e altri numeri.

Non si tratta in questo caso di essere pregiudizialmente pro o contro la Fiat e gli Agnelli, che di certo non sono sempre stati esenti da critiche e perplessità. Sinceramente ci sembra un po’ ingenua la posizione di chi pensa che la Fiat possa permettersi di andare allo scontro con il Governo che ha appena staccato gli incentivi, nel Paese dove paga le tasse e dove sia Fiat che i suoi proprietari hanno ancora tanti interessi.

 

continua la lettura in http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=93303