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bresciaoggi 30 luglio 2010
 
Molta attenzione ai giovani, ma non solo. Pugno di ferro contro l’abuso di droga e alcol al volante, ma anche la possibilità di guidare prima dei 18 anni. Che il nuovo codice della strada sia, nel suo insieme un «passo in avanti» in termini di prevenzione e sicurezza stradale, lo crede anche chi, a Brescia, schierato in prima linea su questo fronte lo è stato per anni. Anche se non mancano le critiche.
Occhi aperti soprattutto per i neopatentati, per cui entra in vigore il divieto assoluto di bere fino ai 21 anni (il tasso consentito si abbassa a zero) e per gli autisti di professione, che potranno essere licenziati per giusta causa se sorpresi al volante sotto effetto di alcol. 
«CREDO che questa repressione sia una forma di tutela verso i ragazzi», commenta a caldo Roberto Merli, presidente dell’Associazione Familiari Vittime della strada, favorevole anche all’inasprimento delle pene per chi guida camion e autobus in stato di alterazione: «E’ un aspetto sui cui, anche noi, ci battevamo da tempo, come sul divieto di lasciare ai neopatentati auto di grossa cilindrata». Al consenso generico verso l’impronta normativa, però, si aggiungono perplessità mirate: «La legge è buona, ma se la manovra taglia i fondi sulla sicurezza stradale, destinati agli organici e ai mezzi di polizia, significa che circoleranno meno pattuglie? E allora chi garantirà i controlli?», si chiede Merli. Il timore è che il nuovo codice sia a tratti un cane che si morde la coda. 
Secco, poi, il no alla « possibilità, in caso di ritiro della patente per omicidio colposo in stato di ebbrezza, che il guidatore possa comunque mettersi al volante, 3 ore al giorno, per recarsi al lavoro: è inaccettabile – tuona Merli -. E poi, anche qui, come saranno verificate? Il ritiro deve essere una sanzione seria e severa, altrimenti sembra una presa in giro. Stessa cosa per il divieto di truccare motorini e minicar: benvengano le ricadute per le officine che lo fanno, ma se si iniziasse a impedire di togliere il fermo ai ciclomotori, sarebbe una gran cosa». Per garantire la sicurezza gli ingredienti chiave, secondo Merli, restano gli stessi: «Pattuglie su strada, anche l’esercito se necessario, e l’educazione stradale nelle scuole». E che questo importante passo in avanti a tratti zoppichi lo pensa anche l’ex assessore provinciale ai lavori pubblici, Mauro Parolini, che ha fatto della sicurezza stradale una delle sue battaglie più sentite. «Credo che la morsa sulla guida sotto l’effetto di alcol e droga possa alimentare la cultura del guidatore designato – commenta -. Mi dispiace solo che non ci sia stato un rafforzamento della patente a punti che nel Regno unito, ha abbassato la mortalità del 50 per cento – si rammarica -. Basterebbe stabilire una durata dei 20 punti, chi li finisce prima, per riaverli, aspetta». 
Inasprimento delle pene? «Sono d’accordo, ma preferirei fossero meno urlate e più applicate: meglio 3 mesi certi che 6 anni minacciati. E per chi causa la morte altrui perchè guidava ubriaco, non farebbe male usare i mezzi». 
Pollice in alto anche dal vicesindaco Fabio Rolfi: «Quanto approvato dal Gorverno è di vitale importanza per la sicurezza stradale dal momento in cui rende più chiaro il quadro normativo dando alle forze dell’ordine strumenti più incisivi per contrastare l’abuso di alcol e droghe alla guida – commenta -. Introdurre per i giovani e per gli autisti il limite zero significa aumentare il livello di attenzione, cercando di far capire quanto può essere pericoloso bere prima di mettersi al volante».