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Il sussidiario.net
 

lunedì 21 giugno 2010

È arcinoto che Thomas Eliot conclude il “coro” nel quale descrive la storia religiosa del’umanità con la constatazione che attualmente «gli uomini hanno dimenticato / tutti gli dei, salvo l’Usura, la Lussuria, il Potere».

 

È facile dar ragione al poeta inglese. Il Potere (mantengo la maiuscola, che ne fa quasi una demoniaca personificazione) si mostra, in qualsiasi ambito lo si voglia realizzare, come l’idolo cui si sacrificano speranze giovanili, affetti, energie intellettuali e volitive. La Lussuria è tanto dilagante e banalmente accettata che investe col suo fiato marcio ogni rapporto. Ma perché Eliot inserisce come terzo idolo dell’uomo moderno l’Usura? Avrebbe potuto parlare semplicemente di Denaro oppure di Economia. È vero che l’usura in senso stretto, lo strozzinaggio, è pratica diffusa, ma non ha certo l’invadenza distruttiva di Lussuria e Potere.

 

Forse una spiegazione si può trovare ricordando che Eliot è stato un grande ammiratore di Dante. Ora, nell’inferno dantesco il peccato di usura riveste una gravità e ha una corrispondente punizione che a noi sembrano esagerate. E lo sarebbero se usura fosse soltanto dare in prestito a tassi particolarmente esosi. Per Dante, invece, essa è molto peggio.

 

Gli usurai, infatti, si trovano nel settimo cerchio, quello dei violenti. Fedele alla sua esigenza di chiarezza ordinativa, Dante divide questo cerchio in tre gironi. Il primo è occupato dai violenti contro il prossimo, che si dilaniano vicendevolmente nella palude Stigia. Nel secondo si trovano gli alberi contorti in cui sono trasformati coloro che hanno fatto violenza a se stessi, i suicidi. Il terzo girone raccoglie, infine, i violenti contro Dio; essi penano eternamente su una spiaggia arroventata e sopra di loro piove una perpetua nevicata di fuoco.

 

Anche qui vige una gerarchia di gravità. I peggiori sono quelli che hanno esercitato violenza direttamente contro il Creatore: i bestemmiatori, che devono stare stesi ricevendo in tutta la loro persona il caldo della sabbia e della pioggia infuocata. Altri possono camminare e quindi hanno una pena inferiore; sono i sodomiti, cioè coloro che hanno usato violenza contro la natura e quindi, indirettamente, contro Dio. Il terzo raggruppamento è composto da gente che se ne sta rannicchiata, scuotendo di continuo da sé le falde infuocate; sono, appunto, gli usurai. Dante stesso è stupito di trovarli tra i violenti contro Dio e ne chiede ragione a Virgilio.

 

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