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Corriere della Sera 5 Novembre 2013
 
«Ma morire è una cosa bella?»: i bambini sanno come farti le domande giuste. Non puoi raccontargli fiabe quando hanno già visto cos’è la Vita. Cecilia ha undici anni. Da due è senza la mamma. Anzi, no. Per lei c’è ancora, c’è sempre. Glielo aveva promesso quel giorno in ospedale: «Vado a stare in un posto bellissimo da Gesù. Per questo dovete fare festa». Francesca Pedrazzini aveva una vita davanti quando un tumore l’ha portata via. Aveva un marito, Vincenzo e tre figli, Carlo e Sofia oltre a Cecilia. Una donna come tante. Con i suoi sogni e i suoi problemi. Che si potevano risolvere tutti. Tranne uno. Una malattia incurabile. Di quelle che fanno dire: «Perché proprio a me?». 

LA CERTEZZA DELLA FEDE – E poi trovare la risposta giusta. «Di più – ricorda il marito Vincenzo – una certezza granitica. Mia moglie credeva. Aveva una fede profonda. Maturata e cresciuta negli anni». Un percorso insieme, Francesca e Vincenzo. Cinque anni di fidanzamento e dodici di matrimonio, un cammino di fede, l’esperienza con Comunione e Liberazione. «Diciassette anni sulla stessa strada e gli ultimi giorni, i più belli. Era talmente splendente. Contenta. Mi ha trascinato dentro la sua certezza. E con me, i figli, gli amici. Ci ha contagiato. Capita anche adesso che qualcuno quando racconto di lei tema che mi si riapra una ferita. Invece, per me, è esattamente il contrario. Quando posso ricordare la sua certezza e la sua fede degli ultimi giorni sono più in pace. So dov’è la Franci in questo momento. So che è piena di gioia. Si era preparata. Ci aveva preparati». 

 
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