Seleziona una pagina
Bresciaoggi 24 dicembre 2010
 
I botti dell’ultimo dell’anno archivieranno l’Aato (authority per l’acqua), dopo 8 anni di vita. Lo ha deciso martedì pomeriggio il Consiglio regionale (39 voti di maggioranza su 80 consiglieri e abbandono dell’aula dell’opposizione) rifiutando di fatto il regalo natalizio del decreto «mille proroghe» approvato in mattinata dal governo che proroga di un anno l’esistenza degli Aato. 
Una decisione che sta sollevando una serie corposa di malumori in terra bresciana, non solo da parte dell’opposizione, ma anche nello stesso centrodestra. Il presidente della Provincia di Brescia Daniele Molgora e i vertici dell’Aato bresciana – Stefano Dotti (presidente) e Marco Zemello (direttore) – confidavano appunto nella proroga governativa. E invece sono stati spiazzati dal fuoco amico del Pirellone. Così il servizio idrico integrato (gestione acquedotti, fognature e depurazione) finirà alle Province, che costituiranno un’azienda speciale, simile alla Zanardelli «che in terra bresciana regola le scuole di formazione professionale» 
IN QUESTA AZIENDA speciale il consiglio di amministrazione sarà composto da soli 5 membri (Dotti ne aveva chiesti 7/9) e verrà nominato dal Broletto. Solo tre membri saranno in rappresentanza dei sindaci: oggi erano 8, dando così voce a tutte le diverse zone del variegato territorio provinciale (Bassa, Garda, Ovest bresciano e valli); due membri saranno espressione della Provincia (tra questi si dovrà conteggiare il presidente, che non potrà essere Dotti, per incompatibilità di cariche, visto che è anche assessore). Dovrebbe essere confermato il direttore attuale Zemello, in segno di continuità con il lavoro fatto in questi otto anni. Un punto chiave: l’azienda speciale che si sostituirà all’Aato, nel gestire il sistema idrico integrato manterrà le coordinate della legge Ronchi. 
QUINDI le infrastrutture (acquedotti e fogne) resteranno pubbliche, mentre la gestione dovrà andare a capo di una società pubblico-privata (nella misura rispettivamente del 60% e 40%). Viene di fatto meno lo spazio per la gestione in house ai piccoli comuni montani, punto che la vecchia normativa prevedeva anche se con forti restrizioni. 
Secondo la Regione i costi per i cittadini non subiranno aumenti. L’Aato di Brescia invece, ha fatto sapere che piccoli rincari (dagli attuali 1,05 euro/mc a 1,18 nel 2012) dovranno pur essere fatti se si vogliono realizzare opere per 227milioni di euro, compresi i collettamenti per la depurazione, dal Garda alla Valsabbia, dall’alta Valtrompia alla Bassa (leggi Barbariga e Torbole Casaglia).
I tempi tecnici per il passaggio dall’Aato alla nuova azienda speciale dovranno essere fatti entro giugno 2011. «Il problema è che in questi sei mesi – taglia corto Zemello – rischiamo di avere un vuoto normativo. Risulta davvero poco comprensibile la fretta della Regione. Probabilmente è stata funzionale alle richieste di altre province, a partire da quella di Milano. Non certo a quella di Brescia, dove l’Aato funzionava bene».

 
 
Di natura completamente opposta i commenti alla legge approvata l’altro ieri dalla Regione. Per il consigliere regionale Mauro Parolini (Pdl), membro della Commissione VIII competente in materia di acque «le caratteristiche principali della nuova legge regionale sono costituite da efficienza, rilancio degli investimenti, ruolo fondamentale dei sindaci nella gestione dell’acqua e degli acquedotti». «Il ruolo dei sindaci e dei Comuni – prosegue Parolini – diventa fondamentale perché il consiglio di amministrazione (incarico gratuito) che assumerà il ruolo guida dell’azienda sarà formato da 5 persone e ben tre di queste saranno proprio sindaci. Non solo. 
È PREVISTO che il parere espresso dall’assemblea dei sindaci sulla programmazione, gli investimenti, le modalità di gestione sia vincolante. Sono soddisfatto del risultato ottenuto perché prevede unicità di gestione, efficienza e restituisce potere ai Comuni. Tutto ciò consentirà di rilanciare scelte e investimenti». 
Per il consigliere Pd GianAntonio Girelli invece «la norma esautora i Comuni dalla gestione del servizio idrico, facendo una rivoluzione indipendentemente dal quadro normativo nazionale; non permetterà più la gestione in house, metterà mano in un settore che, attualmente, ha le tariffe più basse d’Europa, costringerà le Ato a riaffidare entro il 31 dicembre il servizio e inserisce elementi normativi in contrasto con sentenze della Corte costituzionale».
«La maggioranza di Governo di questa regione – incalza Girelli – ancora una volta non ha dato ascolto a centinaia di migliaia di cittadini referendari, ai tanti che avevano manifestato la propria preoccupazione, alle innumerevoli proposte emendative fatte al testo, e si è arroccata con una posizione difficilmente comprensibile. Ma questo Formigoni e i suoi lo dovranno spiegare ai Comuni e ai cittadini lombardi». I Consiglieri dell’Udc hanno lasciato l’aula a seguito di un «colpo di mano arrogante e frettoloso della maggioranza contro la volontà popolare e quella dei Comuni».P.GOR.