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L’effetto Expo ha contagiato anche il turismo made in Brescia. I dati che riguardano la performance della nostra provincia durante l’Esposizione universale hanno tutti un segno positivo e documentano una crescita che sfiora la doppia cifra. Solo nel periodo agosto-settembre, rispetto al già buon andamento del 2014, l'Osservatorio T.R.A.V.E.L. di Regione e Camere di commercio ha infatti registrato un +9.8% di arrivi e un +8.9% di presenze. Expo è stato quindi un banco di prova che abbiamo saputo superare con successo, ma anche un’occasione per proiettare il nostro turismo nel futuro. Ora la chiusura dei cancelli di Expo non deve di certo innescare un meccanismo di depressione post evento, perché per la filiera legata al turismo bresciano si apre un’avvincente stagione di sfide per consolidare questa eredità e cogliere al meglio le grandi opportunità di crescita.
Tre le condizioni principali su cui costruire questa prospettiva di sviluppo. Primo: superare concretamente la frammentarietà. È un obiettivo a cui sto dedicando molte energie e che rappresenta uno dei punti cardine della nuova legge di riforma del settore che abbiamo appena approvato. Prima di Expo, ad esempio, attraverso i Distretti dell’Attrattività, Regione Lombardia ha finanziato con più di 1,8 milioni di euro cinque progetti condivisi di promozione turistica integrata della Valtrompia, del Sebino, del Garda, della Valle Camonica e della Franciacorta, nonché quello promosso dalla Associazione temporanea di Scopo Sistema Brescia per Expo 2015 e sostenuto con oltre 500mila euro. Questo intervento rappresenta già un modello replicabile e di successo, perché ha permesso di aggregare soggetti pubblici e privati, di mettere in rete idee e risorse, di integrare diversi settori economici e di rendere più allettante il nostro territorio per i turisti.
Secondo: aumentare la consapevolezza di quello che siamo e di quello che abbiamo. L’offerta turistica bresciana può contare infatti su grandi competenze imprenditoriali e su elementi di bellezza e varietà che la rendono unica nel mondo: è quindi necessario investire sulla capacità di raccontare questo patrimonio, di diffonderne il racconto e di farlo in maniera condivisa per aumentare la nostra dimensione ed essere visibili nella vastità del mercato globale. Terzo: puntare sulla formazione dei giovani e di chi già lavora. Il turismo è in primis luogo di relazione tra persone e perciò servono conoscenze e una migliore capacità di accoglienza.
La riforma del turismo che ho avuto l’onore di presentare in questi giorni alle istituzioni e agli operatori bresciani punta, in ultima analisi, non solo a favorire le condizioni succitate, ma introduce elementi di semplificazione, favorisce il partenariato e l’aggregazione, amplia e migliora il ruolo dei soggetti adibiti all’informazione turistica, rende più sistematica ed efficace la promozione e la fornitura di servizi, garantisce un ambito di concorrenza leale con regole chiare e uguali per tutti e promuoverà infine una serie di misure ad hoc per il comparto che sosterremo con 60 milioni di euro.
Rimettere al centro dell’azione politico-amministrativa il turismo come asset strategico di sviluppo e inquadrare la sua crescita in quest’ottica dinamica ci ha spinto a muoverci in fretta per affrontare il dopo Expo. È infatti già operativo anche un piano di investimenti da 6,6 milioni di euro dal titolo “da Expo al Giubileo” per consolidare l’incoming turistico e promuovere l’attrattività della Lombardia e di Brescia attraverso la valorizzazione del turismo religioso e di tutti gli altri ambiti meno maturi e più promettenti della nostra offerta, come il cicloturismo e quello delle città d’arte.