Con il Consiglio europeo della scorsa settimana si è concluso il semestre della presidenza svedese. Sono svariati i punti delle conclusioni derivate dal Consiglio europeo che potremmo definire incoraggianti per il prossimo futuro.
Innanzitutto limmigrazione. Si è messa in evidenza lesigenza di rendere più efficiente laccesso al territorio dellUnione europea nella garanzia della sicurezza dei propri cittadini. Per fare questo occorre una politica dintegrazione trovare il giusto equilibrio tra le esigenze degli Stati membri e il potenziale produttivo dei migranti.
Si è richiamato poi a unEuropa della responsabilità e della solidarietà in materia di migrazione e asilo. In questo senso, da italiano, mi incoraggia laccento posto dal Consiglio sullurgenza di combattere limmigrazione clandestina partendo dagli stati membri di frontiera, soprattutto quelle meridionali. Questo significa condividere risorse e problemi, spiace che troppo spesso questo aspetto venga sovrastato dagli egoismi e dalla mancanza di coraggio.
Il secondo aspetto, che ritengo prioritario in questo periodo in cui non intravediamo ancora la luce in fondo al tunnel della crisi economica, è il rilancio della strategia di Lisbona: dobbiamo tornare il più in fretta possibile a competere sul piano economico e commerciale con le potenze emergenti. Soltanto un sistema di ricerca e di conoscenze allavanguardia permetterà questo passo vitale per noi ma soprattutto per le nuove generazioni.
Mi compiaccio del fatto che nel metodo nuovo invocato dal Consiglio si punti a rinsaldare il legame fra misure nazionali e misure dell’UE e rafforzare la titolarità nazionale attraverso un coinvolgimento più attivo delle parti sociali e delle autorità regionali e locali. Detto in una parola sussidiarietà.