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Bresciaoggi 13 marzo 2010
 
Brescia batte Italia (e l’Unione Europea) 1 a 0. La nostra città è riuscita a vincere la sfida imposta dall’Ue: dimezzare, entro il 2010, il numero di vittime della strada. Brescia ha portato a casa il più bello dei gol. Ne Unione Europea ne il resto della penisola sono per ora riuscite in questa fondamentale sfida della società civile. «A me non risulta che alcuna provincia d’Italia abbia dimezzato il numero delle morti per incidenti stradali – rivela Mauro Parolini, assessore ai Lavori Pubblici della provincia di Brescia -. La media italiana e europea non ha raggiunto i nostri risultati». 
PRENDENDO in esame i mesi di gennaio, febbraio e marzo si può notare la drastica diminuzione delle vittime di incidenti stradali. Al 31 marzo del 2002 si registravano 40 persone decedute, alla stessa data del 2009 il numero è sceso a 23. All’11 marzo del 2010 se ne registrano «solo» 12. Stesso discorso per gli incidenti: 38 nel marzo di otto anni fa, 20 nei primi tre mesi del 2009 e 12 quest’anno. Guardando i dati dell’intero anno, il totale delle morti sull’asfalto nel 2002 è stato di 182 unità, 159 nel 2006 e 109 nel 2009. Una linea su un grafico che tende alla discesa libera. «Non che ci sia da festeggiare, è comunque un bollettino di guerra, ma il dimezzamento delle vittime è per noi motivo di incoraggiamento» commenta l’assessore.
I più penseranno di riconoscere, tra i volti delle vittime della strada, i giovanissimi. Sbagliato. Sembra che i neopatentati siano più prudenti rispetto a chi di anni ne ha qualcuno di più. Gli studi statistici sui primi 3 mesi di quest’anno confermano l’andamento iniziato già nel 2009. La fascia di età con la maggiore percentuale di morti è quella 30 – 50 anni (42 per cento) un bel po’ di più rispetto agli under 30 (33 per cento ) e agli over 50 (25 per cento). 
«Il massimo rischio è tra i 17 e i 40 anni – precisa Parolini -. Da gennaio a marzo 2010 sono decedute per incidente stradale 6 persone tra i 28 e i 35 anni, 2 tra chi ha più di 61 anni e una sola persona per tutte le altre fasce d’età (14-17; 18-21; 22-27; 36-60). Ad una riduzione evidente della mortalità nella fascia giovanile della popolazione segue però un preoccupante incremento di chi muore a piedi, in bicicletta o in moto. Nel 2009 la distribuzione percentuale secondo le categorie di utenza parlava di un 48 per cento delle autovetture, di un 15 per cento delle motociclette, di un 13 per cento dei pedoni e di un 10 per cento delle biciclette. Quest’anno vede le autovetture sempre in testa (42 per cento), i pedoni 33 per cento e le motociclette 17 per cento. 
«Se si pensa che le moto e le biciclette circolano a massimo regime per 7-8 mesi all’anno e sono come numero molto meno delle automobili risulta che – sottolinea l’assessore Parolini – il rischio di finire vittime di un incidente stradale in bicicletta o in motocicletta è di 20 volte più alto di quello che si corre con un automobile». 
IL GIORNO nel quale si muore di più è il sabato. Almeno così dicono le fonti statistiche della Provincia per l’anno 2009. Il 21 per cento delle morti l’anno scorso sono state «morti del sabato sera». Per i primi 3 mesi del 2010, però, si deve parlare di «morti del venerdì sera» con le sue 3 vittime nella giornata prima del weekend. Ci sono anche alcune strade dove si muore più spesso: le autostrade con il più elevato numero di incidenti mortali ogni 100 chilometri di strada. Sulle statali e sulle provinciali, invece, vincono la maglia nera le prime: nel 2009 ci sono stati 4,7 incidenti mortali sulle statali contro i 3,2 delle provinciali.