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Bresciaoggi 14 novembre
 
Mille e 550 morti. E 6 mila disabili tra i superstiti. È il tragico conto della «mattanza» che si è consumata negli ultimi dieci anni sulle strade bresciane.
È come se fosse scomparso di colpo un intero paese grande come Maclodio. O avessero subito lesioni permanenti tutti gli abitanti di Villanuova sul Clisi o Rudiano. Un dolore enorme per migliaia di famiglie, ma anche di amici e di compagni colpiti da queste disgrazie, che è difficile capire fino in fondo finché non le si vive in prima persona. 
MIGLIAIA di drammi che le centinaia di parenti e amici di vittime della strada bresciane – intervenuti ieri mattina a Trenzano all´inaugurazione del primo «parco monumento» bresciano dedicato ai caduti sull´asfalto – vogliono risparmiare ad altri. Cercando di far sì che dalle tragedie personali possa almeno nascere un mondo migliore.
Dopo una partecipatissima messa in suffragio di tutte le vittime della strada, concelebrata al cimitero dai parroci di Trenzano e Cossirano don Fortunato Patroni e don Benvenuto Zucchelli e da monsignor Osvaldo Mingotti, un lunghissimo corteo – davvero mai visto, nel paese bassaiolo – ha raggiunto il centro sportivo di via Marconi, dove è stato inaugurato il parco comunale dedicato alle vittime della strada, con il monumento su cui campeggia la fusione in bronzo dell´artista cremonese Giovanni Solci.
«L´idea di un parco e di un monumento era venuta sei mesi fa a un gruppo di famiglie trenzanesi colpite da questi drammi», ha spiegato con la voce rotta dall´emozione il sindaco trenzanese Andrea Bianchi: «Io e la mia amministrazione non abbiamo fatto altro che sostenere queste persone splendide, null´altro. L´opera è stata progettata, finanziata e realizzata direttamente da loro in tempi record: è stata inaugurata addirittura con una settimana di anticipo rispetto alla Giornata mondiale delle vittime della strada, proclamata dall´Onu per domenica prossima». 
«Chi dobbiamo ringraziare di queste migliaia di morti e di disabili? Dove e cosa avete fatto per intervenire? Le istituzioni non si sono accorte di cosa stesse succedendo?», ha aperto il proprio intervento il presidente dell´Associazione bresciana dei parenti della vittime sulla strada «Condividere la strada della vita», Roberto Merli.
Merli è il padre di Alessandro, travolto e ucciso a soli quattordici anni sul suo motorino a Villa Carcina dall´automobile guidata da un uomo di trentadue anni che si era messo al volante ubriaco e che se la sarebbe poi cavata con due mesi di sospensione della patente.
«IN PROVINCIA di Brescia siamo passati dai 260 morti del 1999 agli 82 del 2010, ma non basta, si deve fare molta più prevenzione nelle scuole, l´educazione stradale deve diventare una materia fissa di insegnamento come in altri Paesi europei – ha aggiunto Merli -. Inoltre vanno assolutamente inasprite le pene per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l´effetto di sostanze stupefacenti, per chi guida ad alta velocità nei centri urbani e per chi omette di prestare soccorso». «L´omicidio colposo, oggi la massima pena prevista sulle strade, non basta – ha continuato -. Il trentaduenne ubriaco che ha investito mio figlio non ha fatto un solo giorno di carcere».
«Difficile parlare dopo un intervento come questo», ha detto l´assessore provinciale ai Lavori pubblici e alla Viabilità Maria Teresa Vivaldini: «Il dolore per qualsiasi vita spezzata è troppo grande. Posso solo dire che la Provincia, anche in questo momento di grandissime ristrettezze economiche, sta facendo di tutto per ridurre gli incidenti realizzando rotatorie, migliorando le tangenziali e con altri accorgimenti. Ma decisivo è anche l´atteggiamento di chi guida: dobbiamo capire che quando ci troviamo sulle strade, siamo responsabili non solo della nostra vita, ma anche della vita degli altri».
«L´Europa ci aveva chiesto di dimezzare gli incidenti in dieci anni e abbiamo largamente raggiunto l´obiettivo – ha aggiunto il consigliere regionale Mauro Parolini, per un decennio predecessore di Vivaldini in Broletto -. Ora ci domanda di dimezzarli ulteriormente, faremo di tutto per raggiungere anche questo obiettivo».
«Costruire vetture e strade sempre più sicure e incrementare i controlli sulle strade è sicuramente utile – ha sostenuto il sottosegretario regionale, ed ex presidente della Provincia, Alberto Cavalli -, ma per cercare di debellare questo problema la tecnologia non basta, è una questione anche e soprattutto culturale. Serve anzitutto una grande presa di coscienza collettiva, dobbiamo lavorare sulla testa delle persone: sono convinto che eventi come questo diano un reale e fattivo contributo almeno quanto una strada o un´auto ben costruita».
NEL CORSO della giornata gli studenti dell´istituto comprensivo di Trenzano e Comezzano «Oscar Di Prata» – a completamento di un percorso formativo sulla sicurezza stradale e l´educazione civica voluto dal dirigente scolastico Giovanni Quaresmini – hanno lanciato 82 palloncini (uno per ogni morto sulla strada nel 2011) con una lettera e un testo sull´argomento.