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Giornale di Brescia 22 giugno 2011
 
Ottanta milioni di euro l’anno. È quanto le Province autonome di Trento e di Bolzano devono mettere sul piatto per mitigare la sofferenza che provano i Comuni confinanti lombardi e veneti ogni volta che guardano l’erba nel giardino del vicino. 
Si tratta di 48 Comuni, undici quelli bresciani. Il 30 giugno si chiuderà per loro la possibilità di produrre dei progetti da finanziare, che devono prevedere interventi «strutturali».
Ieri a Palazzo Pirelli il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha voluto incontrare – assieme al delegato alla Promozione, Sviluppo e Innovazione delle aree montane Roberto Baitieri e al presidente del Comitato per la Montagna Mauro Parolini – gli Enti locali delle province di Sondrio e Brescia: «Il fondo per i Comuni confinanti rappresenta un’opportunità unica per sostenere e finanziare interventi di sistema che abbiano ricadute positive sull’intero territorio provinciale se non addirittura regionale» ha detto il presidente, che ha aggiunto come sia necessario inquadrare l’azione nell’ambito di una più generale politica per la montagna di Regione Lombardia e dentro una visione strategica di sviluppo complessivo a medio e lungo termine.
I progetti verranno vagliati da un Organismo di Indirizzo (Odi), del quale farà parte lo stesso Roberto Baitieri, che sceglierà in base a criteri che però non sono del tutto condivisi da AssComiConf, quella sorta di sindacato dei Comuni di Confine che nelle scorse settimane aveva deciso a maggioranza di proporre che quei fondi vengano suddivisi diversamente. «C’è un rischio. Cioè che alla fine vengano finanziati progetti che con la qualità della vita nei paesi di Confine hanno poco a che vedere» ha affermato Marco Scalvini, presidente dell’associazione ed ex sindaco di Bagolino, che lunedì ha incontrato l’Odi e il suo presidente, l’ex ministro Brancher: «Ho chiesto e non mi è stata data risposta esauriente, cosa succederebbe se un Comune del calibro di Cortina d’Ampezzo a questo punto proponesse un progetto da 30 milioni di euro, oppure se venisse deciso di finanziare una strada come la Barghe-Storo. Quanto rimarrebbe agli altri Comuni di confine? Avrebbe ancora senso parlare di sostegno alla montagna?». 
«Noi siano di diversa opinione – ha proseguito Scalvini -. Riteniamo che quei soldi debbano servire per le spese urgenti dei Comuni di confine e per i servizi che mancano. Questo è lo scopo per cui vengono erogati, non altro». Secondo AssComiConf, che ha chiesto una proroga nei tempi di chiusura dell’istruttoria proprio per rivederne ulteriormente i criteri, quei fondi sono da ripartire in parti uguali fra i 48 Comuni di Confine. 
Facendo i debiti conti si tratterebbe di 3 milioni e 300mila euro per ciascuna municipalità. 
Agli 11 Comuni bresciani, che sono Bagolino, Breno, Ceto, Cevo, Idro, Limone sul Garda, Magasa, Ponte di Legno, Saviore dell’Adamello, Tremosine e Valvestino, nei prossimi due anni andrebbero 39,6 milioni di euro. Un vero e proprio tesoretto, a condizione che questi benedetti soldi arrivino. Ubaldo Vallini