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A Cannes, dove vinse il gran premio della Giuria al festival di Cannes (in pratica il secondo premio, ma meritava la Palma d’oro), sorprese la commozione e la stima conquistata in una critica che non ama certo i film “religiosi”. Nelle settimane scorse, poi, il clamoroso successo in Francia (dove il fatto che racconta è ben noto, mentre da noi molto meno) con tre milioni di persone che l’hanno già visto trasformandoDes hommes et des dieux in un fenomeno culturale imprevedibile.

Appena uscito in Italia con il titoloUomini di Dio (non letterale, e questo ha suscitato qualche polemica: la traduzione letterale sarebbe "Uomini e dei", a sottolineare il rapporto tra diverse religioni e non la focalizzazione solo su "questi" uomini di Dio), il film di Xavier Beauvois racconta la vita e la morte di un gruppo di monaci cistercensi francesi nell’Algeria degli anni ’90, insanguinata dalla guerra tra i terroristi del Fronte Islamico di Salvezza e il regime militare corrotto dell’epoca. 

I sette vivono nel convento di Thibirine nell’amore, ricambiato, per la popolazione musulmana dei dintorni, che vede nei monaci cattolici un punto di riferimento e di sicurezza. E anche di aiuto concreto soprattutto per le cure mediche che uno dei religiosi (frère Luc) riesce ad assicurare a tutti, senza distinzioni, ma con particolare riguardo a donne e bambini. Le cose, si avverte, non sono però così idilliache – e infatti i fondamentalisti della GIA erano in azione già da anni – ma è la strage di un gruppo di operai croati cristiani, in un cantiere nei dintorni, da parte dei rivoluzionari islamici a far capire ai monaci che sono in pericolo. 

Di lì a poco un’irruzione nel convento farà temere il peggio, ma non avrà conseguenze; anzi, instilla nel capo dei terroristi una forma di rispetto per frère Christian de Chergé, priore del convento, fermo nella sua fede (i terroristi, fra l’altro, irrompono, la notte di Natale) e mite al tempo stesso. Ma nel gruppo di religiosi serpeggia la paura, non tutti sono disposti ad aspettare una morte, possibile se non probabile.